Fecondità e futuro demografico: il Policy Brief di Age-It propone un approccio strutturale alla natalità

Il Policy Brief “La bassa fecondità in Italia tra politiche pro-nataliste e interventi strutturali”, curato da Daniele Vignoli, Raffaele Guetto ed Elisa Brini dell’Università di Firenze nell’ambito dello Spoke 1 del progetto Age-It, analizza le cause profonde della denatalità italiana e propone una revisione complessiva delle politiche familiari. L’obiettivo è spostare l’attenzione da misure emergenziali e frammentarie verso un approccio strutturale, capace di rimuovere i vincoli economici e sociali che ostacolano la genitorialità.

L’Italia vive da decenni un calo persistente delle nascite: il tasso di fecondità totale è sceso a 1,18 figli per donna nel 2024, minimo storico, mentre cresce l’età media alla maternità e il divario tra fecondità desiderata e realizzata. A fronte di un diffuso desiderio di genitorialità, il contesto sociale ed economico resta poco favorevole: precarietà lavorativa, incertezza abitativa, stagnazione dei salari e carenza di servizi pubblici per l’infanzia rendono difficile la transizione alla vita familiare. Il documento sottolinea come la denatalità non possa essere interpretata solo come esito di scelte individuali, ma come effetto di vincoli strutturali che limitano le opportunità di realizzare i propri progetti di vita.

L’analisi mette in evidenza quattro fattori chiave che incidono sulla fecondità: la crescente instabilità del mercato del lavoro, il ritardo nella parità di genere, la carenza di servizi educativi e di cura, e un sistema di welfare ancora centrato sul sostegno familiare privato. Nonostante l’introduzione dell’Assegno Unico e Universale e il potenziamento dei congedi parentali, il sistema resta frammentato e disomogeneo tra Nord e Sud, mentre la normativa sulla procreazione medicalmente assistita rimane tra le più restrittive in Europa. Studi recenti mostrano come i bonus una tantum o gli incentivi monetari abbiano effetti temporanei e limitati, a differenza di misure strutturali come l’ampliamento dei servizi per l’infanzia e la stabilità occupazionale, che possono incidere più profondamente sulle scelte riproduttive.

Le raccomandazioni di policy formulate dagli autori convergono su alcuni assi strategici: promuovere la conciliazione tra lavoro e famiglia in un’ottica di parità di genere; garantire stabilità economica e abitativa ai giovani; ampliare l’accesso equo e inclusivo alla PMA; e favorire una cultura della salute riproduttiva lungo tutto l’arco della vita. Solo politiche coordinate, durature e coerenti potranno creare un ambiente realmente favorevole alla genitorialità e invertire la tendenza demografica.

Il Policy Brief invita quindi a un cambio di paradigma: non più interventi pro-natalisti isolati, ma una riforma strutturale del welfare familiare, in grado di sostenere autonomia giovanile, uguaglianza di genere e sicurezza economica. È in questo quadro – conclude il documento – che la natalità può tornare a essere una scelta possibile, sostenuta da condizioni di vita stabili e da un impegno pubblico continuo e credibile.

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